#: locale=it ## Tour ### Title tour.name = Untitled 7 ## Skin ### Label Label_126B2BBC_02D9_2356_4172_5ECE34343019.text = Virtual Tour Roma Label_E40D7593_F442_E382_41C8_66F833BE1CF8.text = info@videoloop.it Label_E40D7593_F442_E382_41C8_66F833BE1CF8_mobile.text = info@videoloop.it Label_E4C89134_F441_2086_41E0_41442DCD1E8B.text = Fontana di Trevi Label_E4C89134_F441_2086_41E0_41442DCD1E8B_mobile.text = Fontana di Trevi Label_E7E14F20_F4C7_20BE_41C2_7BA7745B033E.text = Castel Sant'Angelo Label_E7E14F20_F4C7_20BE_41C2_7BA7745B033E_mobile.text = Castel Sant'Angelo Label_EF845F33_FF57_C5FA_41E5_52E0B9A234FB.text = Fori Imperiali Label_EF8E7DF9_FF6F_4476_41DA_7D61EBA03E0F.text = Piazza Navona Label_FA95D730_F447_209E_41DA_E019B0F69E5D.text = Videoloop srl Label_FA95D730_F447_209E_41DA_E019B0F69E5D_mobile.text = Videoloop srl Label_FB392EBE_F441_E182_41DF_E3C192CC3A87.text = www.videoloop.it Label_FB392EBE_F441_E182_41DF_E3C192CC3A87_mobile.text = www.videoloop.it ### Tooltip Label_E40D7593_F442_E382_41C8_66F833BE1CF8.toolTip = Info@videoloop.it Label_E40D7593_F442_E382_41C8_66F833BE1CF8_mobile.toolTip = Info@videoloop.it Label_FA95D730_F447_209E_41DA_E019B0F69E5D_mobile.toolTip = Videoloop srl Label_FB392EBE_F441_E182_41DF_E3C192CC3A87.toolTip = Videoloop srl Label_FB392EBE_F441_E182_41DF_E3C192CC3A87_mobile.toolTip = Videoloop srl ## 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Il tema dell'intera composizione è il mare. È inserita in un'ampia piscina rettangolare dagli angoli arrotondati, circondata da un camminamento che la percorre da un lato all'altro, racchiuso a sua volta entro una breve scalinata poco al di sotto del livello stradale della piazza. Il Salvi ricorse al sistema della scalinata per compensare il dislivello tra i due lati della piazza: il lato sinistro (quello verso il colle del Quirinale) è infatti molto più elevato rispetto all'altro, tant'è che si è anche dovuto ricorrere a un breve parapetto per delimitare la strada, parzialmente coperto da rocce, su una delle quali è scolpito uno stemma cardinalizio raffigurante un leone rampante.

La scenografia è dominata da una scogliera rocciosa che occupa tutta la parte inferiore del palazzo, al cui centro troviamo una grande nicchia delimitata da colonne che la fa risaltare come fosse sotto un arco di trionfo. Qui si erge una grande statua di Oceano di Pietro Bracci (1759-1762, su progetto iniziato da Giovanni Battista Maini), dalle forme muscolose e opulente e dallo sguardo fiero e altezzoso: il dio, ammantato in un drappo che gli copre appena il bacino e il pube, è colto mentre incede su un cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli alati, soprannominati rispettivamente «cavallo agitato» (quello di sinistra) e «cavallo placido», in riferimento agli analoghi momenti del mare a volte calmo e a volte burrascoso. Ai lati della grande nicchia centrale troviamo altre due nicchie, più piccole, occupate dalle statue della Salubrità (alla sinistra di Oceano) e dell'Abbondanza (alla destra di Oceano), quest'ultima raffigurata mentre regge il simbolico corno colmo di frutti e monete. Entrambe queste statue sono di Filippo Della Valle. Le tre nicchie sono delimitate da quattro grosse colonne.
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Ponte Sant'Angelo, noto anche come pons Aelius (ponte Elio), pons Hadriani (ponte di Adriano) o ponte di Castello, è un ponte che collega piazza di Ponte S. Angelo al lungotevere Vaticano, a Roma, nei rioni Ponte e Borgo.

Fu costruito a Roma nel 134 dall'imperatore Adriano, su progetto di un certo Demetriano, per collegare alla riva sinistra il suo mausoleo.
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Castel Sant'Angelo (o Mole Adrianorum o Castellum Crescentii nel X-XII sec.), detto anche Mausoleo di Adriano, è un monumento di Roma, situato sulla sponda destra del Tevere di fronte al pons Aelius (attuale ponte Sant'Angelo), a poca distanza dal Vaticano, tra il rione di Borgo e quello di Prati; è collegato allo Stato del Vaticano attraverso il corridoio fortificato del "passetto". Il castello è stato radicalmente modificato più volte in epoca medievale e rinascimentale. Proprietà del MiBAC, il Museo nel dicembre 2014 è entrato a far parte del Polo Museale del Lazio.
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Il tempio della Pace (templum Pacis) era un antico edificio di culto a Roma, eretto per volere dell'imperatore Vespasiano tra il 71 e il 75. Dal IV secolo d.C. in poi ricevette la denominazione di foro della Pace (forum Pacis), il terzo in ordine cronologico dei cinque Fori Imperiali.

Si trovava accanto al foro di Augusto, separato solo dalla strada dell'Argileto, l'antica strada tra Foro Romano e Esquilino, risistemata poco dopo sotto Domiziano con la costruzione del foro Transitorio. Oggi i suoi resti sono in larga parte nascosti sotto via dei Fori Imperiali.
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La chiesa dei Santi Luca e Martina è un edificio di culto cattolico di Roma. Si trova nel Foro Romano e su di esso insiste l'omonima rettoria, rientrante all'interno della parrocchia di san Marco Evangelista al Campidoglio.
La chiesa è a pianta centrale, cioè è affine a una croce greca con quattro absidi, ma i bracci del transetto sono più corti di quello longitudinale, e la curvatura è più schiacciata.

La facciata, di forma convessa, fu completata nel 1664. All'interno la spazialità è dominata dall'alta cupola; i pennacchi di raccordo sono decorati con i Quattro simboli degli Evangelisti in stucco, opera di Camillo Rusconi. All'altare maggiore si può ammirare il San Luca Evangelista che dipinge la Madonna, copia del caravaggesco Antiveduto Gramatica del dipinto di Raffaello, oggi alla Galleria dell'Accademia di San Luca. Nel transetto è collocata una pala di Sebastiano Conca. Molto bella è la cripta, anch'essa opera di Pietro da Cortona, che riprende in piccolo le linee architettoniche della chiesa superiore. Vi si trovano due rilievi di Alessandro Algardi.
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I Mercati di Traiano costituiscono un esteso complesso di edifici di epoca romana nella città di Roma, sulle pendici del colle Quirinale. Dal 2007 ospitano il "Museo dei Fori Imperiali".

Il complesso, che in origine si estendeva anche oltre i limiti dell'attuale area archeologica, in zone oggi occupate da palazzi moderni, era destinato principalmente a sede delle attività amministrative collegate ai Fori Imperiali, e solo in misura limitata a attività commerciali, che forse si svolgevano negli ambienti aperti ai lati delle vie interne.

Il complesso sorse contemporaneamente al Foro di Traiano, agli inizi del II secolo, per occupare e sostenere il taglio delle pendici del colle Quirinale, ed è separato dal Foro per mezzo di una strada basolata. Riprende la forma semicircolare dell'esedra del foro traianeo e si articola su ben sei livelli.

Le date dei bolli laterizi sembrano indicare che la costruzione risalga in massima parte al regno di Traiano e forse è da attribuire al suo architetto, Apollodoro di Damasco, sebbene sia possibile che il progetto fosse già stato concepito sotto Domiziano, alla cui epoca potrebbe essere attribuito almeno l'inizio dei lavori di sbancamento.
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Il tempio di Venere Genitrice è un tempio romano inaugurato nel 46 a.C., che dominava il lato di fondo nord-occidentale del foro di Cesare a Roma.

Venne promesso in voto da Giulio Cesare alla dea Venere durante la battaglia di Farsalo. Il suo epiteto allude alla mitica discendenza del dittatore, attraverso Iulo, progenitore della gens Iulia, da Enea, figlio della dea, ma si riferisce anche all'aspetto della divinità in quanto legata al rifiorire primaverile della natura. Inizialmente il tempio doveva essere dedicato a "Venere Vincitrice", come quello edificato dal rivale Pompeo alla sommità del suo teatro.
Il tempio, inaugurato da Giulio Cesare insieme alla piazza antistante, nel 46 a.C., fu uno dei pochissimi edifici da lui iniziati che il dittatore riuscì a inaugurare prima della sua uccisione. Un passo di Svetonio ricorda come un giorno Cesare ricevette il Senato, ignorando ogni norma dell'etichetta repubblicana, seduto al centro del podio del tempio, come una divinità vivente.

Il tempio venne danneggiato dall'incendio scoppiato sul Campidoglio nell'80 e dovette essere ricostruito sulle medesime fondazioni sotto Traiano, in seguito all'abbattimento della sella montuosa tra Campidoglio e Quirinale per l'erezione del Foro di Traiano, sella al cui pendio si addossava l'edificio cesariano. Venne nuovamente dedicato, come riportano i Fasti Ostiensi il 12 maggio del 113, nello stesso giorno dell'inaugurazione della Colonna di Traiano.

Danneggiato dall'incendio avvenuto sotto l'imperatore Carino nel 283, sotto Diocleziano se ne dovettero rinforzare le strutture, inglobando le colonne della facciata in un muro in laterizio e collegandolo con archi sempre in laterizio rivestito di marmo alle strutture laterali della cosiddetta Basilica Argentaria.
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Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II o (mole del) Vittoriano, o Altare della Patria (per sineddoche), è un monumento nazionale italiano situato a Roma, in piazza Venezia, sul versante settentrionale del colle del Campidoglio; è opera dell'architetto Giuseppe Sacconi. È situato al centro della Roma antica e collegato a quella moderna grazie a strade che si dipartono a raggiera da piazza Venezia.

La sua costruzione iniziò nel 1885 e i lavori si conclusero nel 1935; tuttavia, già nel 1911, il monumento fu inaugurato ufficialmente ed aperto al pubblico, in occasione delle celebrazioni del 50º anniversario dell'Unità d'Italia. Da un punto di vista architettonico è stato pensato come un moderno foro, un'agorà su tre livelli collegati da scalinate e sovrastati da un portico caratterizzato da un colonnato.

Ha un grande valore rappresentativo, essendo architettonicamente e artisticamente incentrato sul Risorgimento, il complesso processo di unità nazionale e liberazione dalla dominazione straniera portato a compimento sotto il regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, cui il monumento è dedicato: per tale motivo il Vittoriano è considerato uno dei simboli patri italiani.

Il Vittoriano racchiude l'Altare della Patria, dapprima un'ara della dea Roma e poi, dal 1921, anche sacello del Milite Ignoto. L'intero monumento è spesso chiamato Altare della Patria, in quanto questo elemento è percepito come il centro emblematico dell'edificio.

Fin dalla sua inaugurazione fu teatro di importanti momenti celebrativi; ciò ha accentuato il suo ruolo di simbolo dell'identità nazionale. Le celebrazioni più importanti che hanno luogo al Vittoriano si svolgono annualmente in occasione dell'Anniversario della liberazione d'Italia (25 aprile), della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno) e della Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate (4 novembre), durante le quali il Presidente della Repubblica Italiana e le massime cariche dello Stato rendono omaggio al sacello del Milite Ignoto deponendovi una corona d'alloro in memoria dei caduti e dei dispersi italiani nelle guerre.

Il monumento ha un'ampia valenza simbolica: grazie al richiamo della figura di Vittorio Emanuele II e alla presenza dell'Altare della Patria, ha la funzione di un tempio laico dedicato all'Italia libera e unita; in virtù della tumulazione del Milite Ignoto, rappresenta il sacrificio per la patria e per gli ideali che la animano.
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La fontana del Moro è una delle tre fontane monumentali di piazza Navona, a Roma. Fu realizzata arricchendo una vasca polilobata di Giacomo della Porta del 1575-76, sulla base di un progetto di Gian Lorenzo Bernini, completato nel 1654 da Giovanni Antonio Mari e finanziato da Olimpia Maidalchini. Subito dopo il restauro dell'acquedotto dell’Aqua Virgo, terminato nel 1570, furono iniziati i lavori per una ramificazione sotterranea secondaria del condotto, in modo da raggiungere l'area dell'antico Campo Marzio, tra le zone più popolose di Roma, e venne di conseguenza progettata anche l'edificazione di un certo numero di fontane. Tra le prime furono commissionate da papa Gregorio XIII, nel 1574, a Giacomo Della Porta, le due poste alle estremità di piazza Navona, di cui la fontana del Moro è quella che si trova sul lato meridionale dello slargo.

Il progetto del Della Porta prevedeva una vasca marmorea a pianta mistilinea poggiata su due gradini, che poco dopo venne circoscritta da una cancellata[1]. Stesso progetto e stessi interventi anche per l'altra fontana della piazza, quella poi chiamata «del Nettuno», all'estremità settentrionale. Per la decorazione vennero usati i quattro tritoni che due anni prima erano stati realizzati (e non utilizzati) per la fontana di piazza del Popolo, insieme a gruppi rappresentanti un mascherone tra due delfini.

In occasione della realizzazione, al centro della piazza, della fontana dei Quattro Fiumi, nel 1651 papa Innocenzo X affidò a Bernini anche l'ampliamento della fontana meridionale, con la rimozione dei gradini e della cancellata e la costruzione di una vasca esterna più ampia, della stessa forma di quella interna. L'ampliamento e il successivo abbellimento non riguardò, sulle prime, anche l'altra fontana, perché proprio nella parte meridionale di piazza Navona era da poco stato edificato il palazzo Pamphilj, di proprietà della famiglia del papa (dove abitava la cognata e "favorita" dello stesso pontefice, Donna Olimpia Maidalchini), quindi l'altro lato della piazza rivestiva minor interesse.

La grossa conchiglia con tre delfini, con cui Bernini ornò la fontana, non piacque al papa, che l'anno successivo trasferì l'intero gruppo in una villa sul Gianicolo. Un successivo tentativo incontrò finalmente il favore di Innocenzo X: un personaggio marino-umano dalle dimensioni possenti che, ergendosi su una grossa conchiglia, trattiene per la coda e strangola con le gambe un delfino, che si dimena invano. L'acqua sgorga dalla bocca del pesce, come risultato dello strangolamento: Bernini, infatti, nelle sue fontane tentava sempre di fornire una giustificazione logica della fuoriuscita dell'acqua, donandole al contempo un carattere spettacolare.[2] I tratti somatici della figura richiamano vagamente le caratteristiche di un uomo di colore: fu per questo motivo che la statua venne detta dapprima «dell'Etiope» e poi «del Moro», nome che venne esteso infine a tutta la fontana.[3]

Secondo una versione tradizionale, per il volto del «Moro» Bernini si sarebbe ispirato alla statua di Pasquino (i cui tratti erano però anche allora alquanto rovinati), e questa circostanza potrebbe giustificare una sorta di dispetto fatto al papa, dato che le statue parlanti, e Pasquino in particolare, al cui collo mani ignote appendevano versetti satirici e feroci critiche alla classe dirigente, erano all'epoca una grossa preoccupazione per i nobili e il clero in generale. La scultura del «Moro» (un Etiope in lotta con un delfino) fu anche opera dello scultore Giovanni Antonio Mari di Roma, su bozzetto del Bernini.[4]

Nel 1874, contemporaneamente alla realizzazione definitiva della fontana settentrionale di piazza Navona, tutti i gruppi scultorei della fontana del Moro vennero rimossi e trasferiti e sostituiti da copie di Luigi Amici. Solo in tempi recenti si è proceduto al loro restauro, ma gli originali sono stati utilizzati per altre fontane; i tritoni, in particolare, si trovano nella fontana del laghetto di Villa Borghese.
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Palazzo Braschi è un palazzo di Roma, sito nel rione Parione, compreso tra piazza San Pantaleo, via San Pantaleo, via della Cuccagna, via di Pasquino e piazza Navona. Ospita al suo interno il museo di Roma dal 1952. Il palazzo fu costruito nel 1435 per volere del prefetto di Roma Francesco Orsini, da cui prese il nome; l'ingresso principale era su piazza Navona. Un secondo fabbricato fu costruito nel 1501 per volere del cardinale Oliviero Carafa. Nel 1516 fu fatta erigere una torre tra piazza Navona e via della Cuccagna su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. Per volere di papa Pio VI il vecchio palazzo fu demolito nel 1791 e su committenza del principe Luigi Braschi-Onesti, nipote del pontefice, fu eretto un nuovo edificio, progettato dall'architetto imolese Cosimo Morelli. I lavori si interruppero nel 1798 a causa della morte del papa e ripresero nel 1802, concludendosi due anni dopo. Il palazzo rappresenta uno degli ultimi esempi del nepotismo pontificio, infatti per la costruzione furono impiegati anche fondi provenienti dalla Chiesa.

I Braschi vendettero il palazzo al Regno d'Italia nel 1871 e fu adibito a sede del Ministero dell'interno.

Durante il ventennio fascista il palazzo fu sede di alcune istituzioni del regime e ospitò provvisoriamente la Madonna del fascio, mosaico poi trasferito a Predappio. Nell'autunno del 1943 il palazzo diventò sede del Partito Fascista Repubblicano e ospitò il quartier generale della Guardia Armata di Palazzo Braschi, una delle bande di repressione attive nell'Italia fascista.

Con la fine della guerra, fino al 1949, il palazzo fu abbandonato e occupato da senzatetto e sfollati, che danneggiarono molti degli affreschi del palazzo, trafugandone i beni.[1] Nel 1952 la sede del ministero fu trasferita presso il palazzo del Viminale e palazzo Braschi divenne sede del museo di Roma, ospitato in precedenza dall'ex Pastificio Pantanella. In questa occasione la proprietà dell'immobile è passata al Comune di Roma.

Chiuso a causa di gravi danneggiamenti nel 1987 è stato riaperto parzialmente nel corso degli anni 2000 e 2010, principalmente in occasione di apposite mostre, mentre è stato aperto completamente nel 2017.
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Statua dell'Arcangelo Michele
Dal ponte è ben visibile una statua dell'Arcangelo Michele che svetta sopra Castel Sant'Angelo. Secondo alcune interpretazioni delle Scritture l'Arcangelo Michele suonerà la tromba che annuncerà la seconda venuta di Cristo sulla Terra (Prima lettera ai Tessalonicesi: 1Ts 4,16). La sua statua venne posta in quella posizione intorno al 600 d.C. da Papa Gregorio Magno perché ebbe un'apparizione dell'arcangelo che, dalla sommità dell'edificio, riponeva la spada nel fodero. Da quella visione il pontefice ne dedusse che le preghiere erano state ascoltate e la pestilenza che era dilagata nella città sarebbe presto finita.Nel corso degli anni la statua, originariamente in legno, andò distrutta e fu sostituta più volte. Quella che si può ammirare oggi è la sesta versione realizzata ed è stata collocata sopra Castel Sant'Angelo nel 1753.
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La Fontana dei quattro fiumi (o anche solo Fontana dei fiumi) si trova a Roma al centro di Piazza Navona, davanti alla chiesa di Sant'Agnese in Agone (chiesa realizzata su progetto di Francesco Borromini), ed è stata ideata e plasmata dallo scultore e architetto Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1648 ed il giugno 1651 su commissione di papa Innocenzo X, in piena epoca barocca, durante il periodo più fecondo di questo artista. La Fontana dei Quattro Fiumi realizza lo straordinario supporto alla copia romana di un obelisco egizio, proveniente dal Circo di Massenzio. Opera di architettura, oltre che di scultura, la fontana mette in mostra un vero e proprio artificio barocco, nell'appoggio dell'obelisco sul vuoto.


La fontana del Bernini sovrastata dall'obelisco di Domiziano
Quattro colossali figure, sedute in pose contrastanti, impersonano i grandi fiumi dei quattro continenti: il Nilo, il Río de la Plata, il Danubio e il Gange. La fontana, coronata dalla colomba dello Spirito Santo (emblema di papa Innocenzo X) fu anche interpretata come simbolo del trionfo della Chiesa sulle quattro parti del mondo. La tradizione, che vuole il Bernini rivale al contemporaneo Borromini, ha costruito la leggenda per la quale il personaggio che nella fontana impersona il Rio della Plata alzerebbe la mano verso la prospiciente chiesa di Sant'Agnese in segno di difesa. Questa rimane tuttavia solo una leggenda in quanto la costruzione della chiesa di Sant'Agnese in Agone iniziò solo dopo, nel 1652.
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Gli angeli presenti sul ponte mostrano agli uomini gli strumenti della Passione di Cristo. Le incisioni alla base delle statue sono prese dall'Antico Testamento (ad eccezione di quelle poste sotto l'angelo con la tunica e l'angelo con i chiodi prese rispettivamente dal Vangelo di Matteo e dal testo del vexilla regis).

Le statue degli angeli vennero commissionate da Papa Clemente IX nel 1667 e sono state poste sul ponte nel 1670. Sono state realizzate dagli allievi di Gian Lorenzo Bernini sotto la sua direzione, eccezione fatta per i due angeli recanti il cartiglio dell'INRI e la corona di spine scolpiti dal Bernini stesso. Queste ultime però non furono mai poste sul ponte perché considerate sin da subito troppo belle per essere esposte alle intemperie. Al loro posto vennero collocate delle copie e gli originali sono stati donati nel 1729 dagli eredi dell'artista alla Basilica di Sant'Andrea delle Fratte dove tutt'oggi sono custoditi
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Palazzo Pamphilj (o Pamphili) è un palazzo che si trova in Piazza Navona a Roma, costruito tra il 1644 e il 1650.
L'edificio originale fu costruito nel 1630 al posto di una serie di immobili di proprietà della potente famiglia Pamphilj, in forme tardo rinascimentali. Quando il committente Giovanni Battista Pamphilj divenne papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X, la famiglia ritenne che il palazzo non fosse sufficiente per il nuovo prestigio e iniziò una nuova e più imponente costruzione. Ne fu incaricato Girolamo Rainaldi. Il nuovo progetto inglobò edifici contigui, compreso il precedente palazzo dei Pamphilj, le cui decorazioni di Agostino Tassi furono almeno in parte mantenute, il Palazzo Cybo e il palazzo dei Mellini.

L'interno ha tre cortili. L'ingresso è particolarmente alto e luminoso: il piano nobile ha 23 stanze affrescate da artisti come Giacinto Gemignani, Gaspard Dughet, Andrea Camassei, Giacinto Brandi, Francesco Allegrini, Pier Francesco Mola. Pietro da Cortona nel 1651-1654 dipinse la lunga galleria, progettata da Borromini, con le Storie di Enea.

In seguito il nuovo palazzo divenne la residenza della cognata di Innocenzo, la vedova Olimpia Maidalchini, che era la sua confidente e consigliere. Era molto impopolare ed era sospettata di essere l'amante del papa. Olimpia Maidalchini, detta anche "La Pimpaccia" era la madre di Camillo Pamphilj, cardinal nipote, che si sposò con Olimpia Aldobrandini. La moglie gli recò in dote la proprietà di Palazzo Aldobrandini, ora noto come Palazzo Doria-Pamphili, cui si accede da piazza del Collegio Romano e che si affaccia su Via del Corso. Questo palazzo ospita la galleria Doria Pamphilj.

Quando i Pamphilj si insediarono nel nuovo edificio al Corso, il palazzo di Piazza Navona fu lasciato e dato in affitto, tra gli altri all'Accademia Filarmonica Romana.

I palazzi furono chiamati, anche quando la famiglia prese il nome di Doria-Pamphilj, con lo stesso nome di Palazzo Pamphilj o "Palazzo Pamfilio".

Esiste anche un altro Palazzo Doria-Pamphilj, una residenza estiva a Valmontone.

In una parte di Palazzo Pamphilj è ospitata dal 1920 l'ambasciata del Brasile in Italia.

Il complesso del Palazzo comprende in maniera comunicante la chiesa di Sant’Agnese in Agone (considerata la cappella privata di Famiglia) e il Collegio Innocenziano che costituiscono la cosiddetta insula Pamphilj, definita anche Pamphilia, a realizzazione del sogno del Cardinale poi Principe Camillo Pamphilj e della sua cittadella ideale dove vivere.
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Di fronte alla celebre Fontana di Trevi sorge la chiesa dei Ss.Vincenzo e Anastasio (nella foto sopra), che vanta una delle più belle facciate barocche di Roma. Fino al XIV secolo era conosciuta solamente come "S.Anastasio de Trivio" ma anche con il titolo, mantenuto fino al 1876, di "Parrocchia Pontificia", sia perché situata non distante dal palazzo del Quirinale, allora residenza papale, sia perché nell'abside si conservano, in appositi loculi, i "precordi" (ossia gli organi racchiusi nella cavità toracica vicino al cuore) che venivano tolti prima di imbalsamare il corpo dei pontefici. Sisto V fu il primo ad inaugurare l'uso nel 1590, mantenutosi fino a Leone XIII, morto nel 1903: questa macabra tradizione fu infatti interrotta dal papa successivo, Pio X. La chiesa fu completamente ricostruita tra il 1644 ed il 1650 da Martino Longhi il Giovane per volere del cardinale Mazzarino, come testimoniato dallo stemma sormontato dal cappello cardinalizio che una coppia di angeli tiene in bella mostra al centro del triplice frontone. La facciata, ad edicola su due ordini e ricoperta di travertino, presenta inoltre alcune particolarità: innanzitutto la presenza di ben 18 colonne che valsero alla chiesa l'appellativo di "Canneto": 10 nell'ordine inferiore e 6 nell'ordine superiore, più 2 poste ai lati del grande finestrone centrale. Inoltre, la presenza di due statue di donna a seno nudo che sostengono, a braccia alzate, la trabeazione del secondo ordine e la presenza di un busto femminile sopra il portale, al centro del secondo timpano arcuato, esempi unici a Roma per una chiesa. Il busto sembra riferirsi ad una nipote del cardinale, per alcuni Maria Mancini, amante di Luigi XIV e moglie del principe Lorenzo Onofrio Colonna, per altri invece l'affascinante Ortensia, la quale, rifiutata dallo zio a due illustri e ricchi pretendenti quali Carlo II d'Inghilterra e Pedro II di Portogallo, si sposò con il marchese Armand de la Porte de la Meilleraye, dal quale poi si separò per andare a vivere con il cavaliere de Saint-Evremond in Inghilterra: comunque entrambe tutt'altro che sante! L'interno, ad aula con tre cappelle per lato, custodisce un affresco del pittore Francesco Manno raffigurante i "Ss.Vincenzo, Anastasio e Camillo", mentre sull'altare maggiore vi è una pala di Francesco De Rosa.
La chiesa conserva anche le spoglie di Bartolomeo Pinelli: l'artista fu sepolto imbalsamato ma senza monumento né lapide nel 1835. In seguito a ripetute e laboriose ricerche avvenute nel 1927 per trovarne la tomba che diedero esito negativo, qualcuno sostenne che, dopo le esequie, la salma fosse stata buttata via, in quanto si ritenne il Pinelli indegno di giacere accanto alle spoglie dei pontefici. Il mistero rimane ma l'Istituto di Studi Romani volle apporre comunque una lapide in ricordo dell'artista , come a testimoniarne la certezza della sua presenza nella chiesa.
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La Fontana di Trevi è la più grande e fra le più celebri fontane di Roma.

Costruita sulla facciata di Palazzo Poli da Nicola Salvi, il concorso indetto da papa Clemente XII nel 1731 era stato inizialmente vinto dallo scultore francese Lambert-Sigisbert Adam ma successivamente l'incarico passò a Salvi: si dice che il cambiamento fosse dovuto al fatto il pontefice non voleva affidare l'opera a uno straniero, ma un'altra versione spiega che Adam doveva ritornare in Francia.

Cominciata nel 1732, fu completata trent'anni dopo da Giuseppe Pannini; stilisticamente appartiene al tardo barocco.
### Title window_17117786_0329_6332_415E_765C9D9E98BC.title = Statua dell'Oceano window_E3021C39_F4C7_2081_41E5_B4F910E6B8A1.title = Chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Trevi window_ECD6FB28_F4C1_608E_41E6_BCBB81A1684C.title = Fontana di Trevi ## Action ### URL LinkBehaviour_E37720F5_F4C1_6186_41DB_A2FB7BFEA32B.source = https://www.videoloop.it LinkBehaviour_E37760F4_F4C1_6186_41E6_88B271068D4A.source = https://www.videoloop.it LinkBehaviour_E40D8594_F442_E386_41E6_F0F218740735.source = https://www.videoloop.it LinkBehaviour_FABAE31A_F441_6082_41DD_A1D021021977.source = https://www.videoloop.it